Partenza da Rovato con lo sguardo rivolto verso il Monte Guglielmo, che non prometteva un’accoglienza calda e soleggiata, nuvoloni grigi: il sole lo tenevamo custodito dentro.
I volontari del Cai ci hanno accompagnato nella prima salita che da Pezzoro conduce al rifugio Valtrompia: 300 metri di dislivello circa che dividono le case di un piccolo paesino dalle pendici di un monte affascinante e magnetico.
“Se vuoi andare veloce vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme ad altre persone”, l’abbiamo capito prendendoci la responsabilità e il piacere di percorrere il tratto di salita con chi condivideva il nostro passo: proprio come nella vita, ci si sceglie per il sentiero, ma anche per la modalità che abbiamo di percorrerlo.
La meta invece è unione nonostante i diversi tempi di percorrenza c’era la condivisione di un obiettivo. Alcuni di noi son giunti al rifugio asciutti, altri solo un po umidicci, ma siamo arrivati tutti, felici di questo traguardo. Dopo una sosta per sistemarci e ristorarci siamo partiti alla volta della Malga Pontogna e da lì fino alla Malga Gale: acqua, grandine e anche piccole lingue di neve dove sperimentare la voglia di tornare bambini scaldando il cuore nonostante le temperature rigide: giochi, risate e voglia di divertirsi insieme.
Al ritorno cambio d’abito giochi a carte, risate e un’attività proposta dai volontari del Cai per capire come si utilizza una cartina insieme alla bussola. I nostri ragazzi si sono preparati per affrontare un’attività di orienteering: divisi a piccoli gruppi hanno ascoltato dagli esperti come ci si orienta in un ambiente di montagna non conosciuto.
Cena, ancora risate, confidenze e nanna… spenta la luce solo poche parole, qualche storia di paura e… le braccia di Morfeo ci hanno accolto fino alle 6 del mattino quando finalmente dalle finestre ha fatto capolino un timido sole.
Colazione e via verso mete traguardate in autonomia grazie ad una bussola e una cartina, sotto la supervisione dei volontari pronti ad ascoltare e incantare con le parole dell’esperienza: la montagna è maestra silenziosa e gli uomini di montagna sono di poche parole scelte, profonde e importanti.
I ragazzi hanno saputo ascoltare, hanno riempito i loro occhi osservando un ambiente severo e affascinante, hanno giocato in prima persona la loro avventura, sono caduti e si sono rialzati: hanno provato la semplicità di quella vita che non concede fronzoli, ma concreta bellezza; hanno condiviso il cammino e la prova, il sorriso e il carico di chi non sa cosa lo aspetta. Hanno dimostrato che molto più dello schermo di uno smartphone o di una televisione desiderano il cielo azzurro, ma anche grigio e carico di pioggia; il sentiero pianeggiante, ma anche ripido da far arrivare le ginocchia in bocca.
Grazie di cuore ai volontari del Cai che ci hanno permesso di condividere un pezzo di avventura, di sperimentare la semplicità delle piccole cose e la grandezza della natura e delle relazioni umane.
Le professoresse Maria Fontana Andriulo e Federica Zoli